GABRIELLA PRESUTTO
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Maria prega mentre Giuseppe culla il bambino
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Miniatura in tempera e oro da un Libro d'Ore composto a Besançon, in Francia, nel 1450 circa,
​Fitzwilliam MS 69 folio 48r,The Nativity, Fitzwilliam Museum, Cambridge, Inghilterra 
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Il Canto delle Cellule - Prof. Ventura, Brevetto dell'Università di Bologna
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Le nostre cellule, incluse le cellule staminali, oscillano di continuo, producendo segnali meccanici, a volte sonori, elettrici e luminosi. Le cellule sono anche in grado di “sentire” questi segnali, come una sorta di codice capace di  cambiare il loro destino. Possiamo convogliare vibrazioni meccaniche e luce in modo da attivare le staminali in ogni tessuto del corpo, stimolando il nostro potenziale di auto-guarigione: una medicina rigenerativa non più basata sul trapianto di cellule. Suono, colore e movimento sono da sempre gli strumenti della nostra espressione artistica: l’Arte può parlare alle dinamiche più profonde della nostra biologia". Carlo Ventura, Trani 1958. E’ Professore Ordinario di Biologia Molecolare presso la Scuola di Medicina dell’ Università di Bologna.
Carlo Ventura ha studiato i meccanismi molecolari che regolano l'omeostasi della cellula miocardica in condizioni normali e patologiche, il differenziamento cardiaco e vascolare di cellule staminali; come massimizzare tali processi differenziativi e aumentare la cardiogenesi staminale. Ha scoperto come stimoli fisici, quali campi magnetici pulsati a frequenza estremamente bassa, campi radioelettrici e la vibrazione meccanica, inclusa quella sonora, siano in grado di modificare sostanzialmente il destino cellulare. Questi studi hanno dato impulso alla "meccanobiologia", portando strategie innovative di “Medicina Rigenerativa” basate sulla stimolazione del nostro intrinseco potenziale di auto-guarigione così da riprogrammare le cellule staminali già residenti all'interno di ogni tessuto del corpo senza più procedere al trapianto.
Kate Tempesta 
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La memoria è uno strumento curioso, finchè sono stato nel campo mi hanno danzato per il capo due versi scritti da un mio amico molto tempo fa: “in finchè un giorno senso non avrà piu dire domani”, qui è così, sapete come si dice mai nel gergo del campo? morgen früh domani mattina.
Primo Levi
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[...]L’uomo si è difeso dalla natura e l’ha violentata. Il risultato è una civiltà fondata sulla forza, sulla paura, sulla dipendenza. Il peccato è ciò che non è necessario. Tutta la nostra civiltà è basata sul superfluo.[...]

​[...]Nei tempi in cui non ero ancora sposato andavo spesso da mia madre, in campagna, quando era ancora viva, voglio dire. E la sua casa, un piccolo cottage, era in mezzo a un giardino, un piccolo giardino, completamente abbandonato, pieno di erbacce. Nessuno se ne occupava più da anni, anzi io credo che non ci fosse mai entrato nessuno. Mia madre già allora era molto malata e non usciva quasi mai di casa, eppure quel giardino così mal tenuto aveva qualcosa di molto bello a modo suo. Sì, e ora so che cos’era. Quando faceva bel tempo lei si sedeva alla finestra a guardare il giardino. Lo faceva spesso, aveva persino una poltrona speciale davanti alla finestra. Poi un giorno io decisi di rimettere un po’ tutto in ordine (…) per far piacere a mia madre e per due settimane di seguito lavorai in giardino con falcetto e cesoie scavando, tagliando, tosando; ripulii tutto col naso letteralmente al livello del terreno. Feci di tutto per completare il lavoro il più presto possibile; mia madre peggiorava, era confinata a letto ma io volevo che potesse sedersi nella sua poltrona e vedere… vedere quel suo nuovo giardino e così quando ebbi finito di sistemare, di riordinare tutto (…) andai a sedermi nella sua poltrona per guardare tutto come attraverso i suoi occhi. Già, ecco, stavo seduto lì e guardavo il giardino dalla finestra… io… io mi ero predisposto a una cosa bella. Insomma, guardai fuori dalla finestra e mi accorsi di cosa era successo. Dove se n’era andata tutta la bellezza, tutta quella naturalezza? Era disgustoso perché restavano solo i segni di un’orribile violenza. [...]

SACRIFICIO di Andrej Tarkovskij 
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Leonardo è stato il precursore della scienza 'olistica' moderna: è l'inedito ritratto del celebre genio italiano realizzato de Fritjof Capra, autore del popolare 'il Tao della fisica'. Il fisico austriaco racconta aspetti poco noti del percorso scientifico di Leonardo dallo studio dei sistemi dinamici complessi fino alla ricerca del 'segreto' scientifico e metafisico della vita. “Leonardo produsse una sintesi unica di arte, scienza e tecnologia – ha spiegato Capra – che rappresenta ancora oggi di grande rilevanza”. Dopo aver analizzato per anni buona parte delle oltre 6000 pagine di scritti scientifici prodotti dal genio rinascimentale e identificato osservazioni e tesi in anticipo sui tempi e fino ad oggi dimenticate, Capra ha voluto sottolineare l'interdisciplinarieta' del lavoro di Leonardo e la sua visione 'olistica' del mondo. “Nella scienza moderna – ha proseguito Capra - gli ambiti di studio sono sempre piu' specializzati, non permettono quindi di comprendere i problemi più complessi dove è necessario un alto con un grado interdisciplinarietà”. Ripercorrendo alcune dei campi di studio dell'opera scientifica di Leonardo, dalla dinamica dei fluidi alla geologia, passando per la meccanica, la scienza del volo fino all’anatomia, si ritrova il costante tentativo di cercare il segreto della vita. “Le idee di Leonardo precorrono le tesi della moderna scienza in chiave olistica. Nonostante fosse il genio delle macchine non aveva una concezione meccanicistica del mondo”.

Studio di fiori di Leonardo da Vinci
Fondation Luis Vuitton, Paris 2014. FOGA – Frank O. Gehry Architects. Photo Credits ©fondationlouisvuitton.f
Frank Owen Gehry, sebbene rifiuti l'etichetta, è considerato da molti critici come uno dei massimi esponenti mondiali del decostruttivismo architettonico, interessato al processo di scomposizione dell’edificio in unità volumetriche riassemblate secondo criteri apparentemente illogici, con l'uso di materiali diversi, inusuali e la ricerca della linea obliqua. La sua pratica ricorda la tecnica del collage artistico.  In un'intervista afferma di essere affascinato dalle "pieghe" perché sono essenziali per i nostri primi sentimenti di amore e calore. Nonostante le restrizioni e i limiti imposti dalla progettazione architettonica, sente di avere il 15%  di libertà per esprimere la sua arte nella realizzazione di progetti dedicati all'umanità e che esprimano la sua ricerca di movimento. Nel documentario Sketches of Frank Gehry, l'artista Ed Ruscha dice di lui: sa coniugare l'estemporaneità dell'arte con quanto di più concreto e costrittivo esista al mondo: le leggi della fisica. Gehry concepisce l'architettura come un oggetto d'arte in se, al di là della funzione specifica che deve assumere. La sua idea di architettura è basata su criteri scultorei e ha progettato edifici in cui le superfici curve sono le protagoniste, creando e generando scorsi e sensazioni sempre diverse, producendo così un effetto di caos-controllato. Un esempio chiave di come il coinvolgimento emotivo sia alla base della sua architettura è il  Guggenheim Bilbao; i volumi dell'edificio hanno un andamento distorto ed obliquo essendo concepiti non come unità, ma come risultante di un processo di disgregazione di superfici primarie. I materiali sono scelti tra passato e futuro, come il marmo bianco e il vetro e acciaio per la struttura e rivestimento con fogli di titanio bagnati nello zinco, che dà all'edificio la lucentezza che lo caratterizza. L’emotività di questa architettura composto da accostamenti materici differenti e sovrapposizioni di superfici curve, genera una sensazione drammatica ed evocativa dell’architettura, dello spazio e della luce.



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Giorgio Caproni
Ultima preghiera

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​Anima mia, fa’ in fretta.
Ti presto la bicicletta,
ma corri. E con la gente
(ti prego, sii prudente)
non ti fermare a parlare
smettendo di pedalare.
Arriverai a Livorno,
vedrai, prima di giorno.
Non ci sarà nessuno
ancora, ma uno
per uno guarda chi esce
da ogni portone, e aspetta
(mentre odora di pesce
e di notte il selciato)
la figurina netta,
nel buio, volta al mercato.
Io so che non potrà tardare
oltre quel primo albeggiare.
Pedala, vola. E bada
(un nulla potrebbe bastare)
di non lasciarti sviare
da un’altra, sulla stessa strada.
Livorno, come aggiorna,
col vento una torma
popola di ragazze
aperte come le sue piazze.
Ragazze grandi e vive
ma, attenta!, così sensitive
di reni (ragazze che hanno,
si dice, una dolcezza
tale nel petto, e tale
energia nella stretta)
che, se dovessi arrivare
col bianco vento che fanno,
so bene che andrebbe a finire
che ti lasceresti rapire.
Mia anima, non aspettare,
no, il loro apparire.
​Faresti così fallire
con dolore il mio piano,
​​e io un’altra volta Annina,
di tutte la più mattutina,
vedrei anche a te sfuggita,
ahimé, come già alla vita.
Ricordati perché ti mando;
altro non ti raccomando.
Ricordati che ti dovrà apparire
prima di giorno, e spia
(giacché, non so più come,
ho scordato il portone)
da un capo all’altro la via,
da Cors’Amedeo al Cisternone.
Porterà uno scialletto
nero, e una gonna verde.
Terrà stretto sul petto
il borsellino, e d’erbe
già sapendo e di mare
rinfrescato il mattino,
non ti potrai sbagliare
vedendola attraversare.
Seguila prudentemente,
allora, e con la mente
all’erta. E, circospetta,
buttata la sigaretta,
accòstati a lei soltanto,
anima, quando il mio pianto
sentirai che di piombo
è diventato in fondo
al mio cuore lontano.
Anche se io, così vecchio,
non potrò darti mano,
tu mòrmolale all’orecchio
(più lieve del mio sospiro,
messole un braccio in giro
alla vita) in un soffio
ciò ch’io e il mio rimorso,
pur parlassimo piano,
non le potremmo mai dire
senza vederla arrossire.
Dille chi ti ha mandato:
suo figlio, il suo fidanzato.
D’altro non ti richiedo.
Poi, va’ pure in congedo.
Per lei

​
Per lei voglio rime chiare,
usuali: in -are.
Rime magari vietate,
ma aperte: ventilate.
Rime coi suoni fini
(di mare) dei suoi orecchini.
O che abbiano, coralline,
le tinte delle sue collanine.

Rime che a distanza
(Annina era cosí schietta)
conservino l'eleganza
povera, ma altrettanto netta.
Rime che non siano labili,
anche se orecchiabili.
Rime non crepuscolari,
ma verdi, elementari

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Il carro di vetro


​Il sole della mattina,
in me, che acuta spina.
Al carro tutto di vetro
perché anch’io andavo dietro?
Portavano via Annina
(nel sole) quella mattina.
Erano quattro i cavalli
(neri) senza sonagli.
Annina con me a Palermo
di notte era morta, e d’inverno.
Fuori c’era il temporale.
Poi cominciò ad albeggiare.
Dalla caserma vicina
allora, anche quella mattina,
perché si mise a suonare
la sveglia militare?
Era la prima mattina
del suo non potersi destare.
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Charlotte Gainsbourg
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still, “Smoke”,  regia di Wayne Wang  scritto da Paul Auster 
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Falcon 9 Crew Dragon di SpaceX
La NASA torna al futuro: il Worm è tornato
03 apr / 2020 


​La NASA sta riportando il "worm" dall'oblio e la comunità del design sta letteralmente urlando di gioia.
L'amministratore della NASA Jim Bridenstine ha annunciato la notizia su Twitter spiegando che l'uso del simbolo iconico fa parte della ricerca dell'organizzazione per "segnare il ritorno del volo spaziale umano sui razzi americani dal suolo americano".
La NASA fa rivivere il logo di Wormits precedentemente vietato per l'imminente lancio di Falcon 9 Crew Dragon di SpaceX.
Nel 1959 l’allora NACA (National Advisory Committee on Aeronautic) divenne l’agenzia spaziale americana conosciuta ancora oggi con il nome di NASA.
La NASA nacque negli anni della guerra fredda, con l’obiettivo rispondere alla “corsa allo spazio” che vedeva contrapporsi gli Stati Uniti d’America e l’Unione Sovietica.
Nel 1975  con il Programma test Apollo-Sojuz (ASTP) vi fu la prima collaborazione tra le due nazioni nel settore dei voli nello spazio.
Nel 1959 a seguito di un concorso indetto con lo scopo di trovare il marchio perfetto per l’agenzia spaziale americana nasce, nei centri di ricerca di Lewis, Langley e di Ames, il primo logo dal progetto vincitore presentato da James Modarelli. Il logo dalle linee morbide e pulite, fu un gran successo perché racchiudeva tutta l’essenza dell’agenzia spaziale: il cerchio, che rappresenta un pianeta, le stelle, obiettivo dello sguardo umano, un’ellisse, che rappresenta i viaggi spaziali, la V rossa, che mima ali stilizzati a rappresentare l’aeronautica e in fine il colore blu che richiama il cielo verso il quale l’agenzia spaziale punta a portare l’uomo.
Il logo divenuto simbolo ufficiale della NASA venne ben presto soprannominato Meatball e venne presentato ufficialmente il 23 Gennaio 1959.
Il secondo logo nasce nel 1975 e rimase ufficiale fino al 1992. Fu commissionato dalla Nasa a un’agenzia grafica newyorkese. A disegnarlo furono i graphic designer Richard Danne e Bruce Blackburn e per il suo stile ben presto prese il nome di Worm.
Nonostate il grande impatto visivo del nuovo marchio, il Meatball rimaneva comunque uno dei loghi più amati. Iniziava così una disputa tra mestball e worm (polpetta e verme).
​Nel 1992 l’amministratore della NASA Dan Goldin decise di adottare nuovamente il logo, rivisitato in chiave moderna, conosciuto con il nome Meatball. Il logo, da sempre molto popolare, da allora è divenuto un vero e proprio oggetto di moda e di branding, infatti Meatball viene ceduto spesso in licenza a terzi, con una media di 30 richieste al giorno. 
Ma la disputa su i loghi sembra non essere terminata. Il verme e la polpetta convissero per 17 anni, fino a quando il verme fu sepolto nei primi anni '90, ma ora la NASA è ufficialmente tornata al futuro. Da Aprile 2020 alcuni Twitter dell’agenzia spaziale fanno pensare a un possibile ritorno del “worm”

“Il design retrò e moderno del logo dell'agenzia contribuirà a catturare l'eccitazione di una nuova era moderna del volo spaziale umano sul lato del veicolo di lancio di Falcon 9 che trasporterà gli astronauti alla Stazione Spaziale Internazionale come parte del volo Demo-2 , ora in programma da metà a fine maggio". 

La comunità dei design scrive speranzosa
“Sembra che il logo del worm non sia stato davvero ritirato. Stava solo riposando per il prossimo capitolo dell'esplorazione dello spazio. Non preoccupatevi, la polpetta rimarrà il simbolo principale della NASA. "


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